I livelli sierici basali delle citochine associati alla sopravvivenza nei pazienti con tumore polmonare non-a-piccole cellule squamoso, avanzato, refrattario al Platino, trattati con Nivolumab


I livelli basali sierici di citochine dei pazienti pretrattati con Platino a causa di un tumore del polmone non-a-piccole cellule ( NSCLC ) squamoso, avanzato, modificano l'efficacia dell'immunoterapia a base di Nivolumab ( Opdivo ), un anticorpo IgG4 completamente umano che inibisce il checkpoint immunitario PD-1 ( morte programmata-1 ).

Nivolumab, che ha come bersaglio il recettore PD-1, è stato somministrato in CheckMate 063 al dosaggio di 3 mg/kg ogni 2 settimane ( Q2W ) in 117 pazienti fino al verificarsi di progressione della malattia o tossicità inaccettabile.
In CheckMate 017 135 pazienti sono stati assegnati a ricevere Nivolumab alla stessa dose, mentre 137 pazienti sono stati trattati con Docetaxel al dosaggio di 75 mg/m2 ogni 3 settimane ( Q3W ) fino a progressione della malattia o a interruzione a causa di tossicità oppure per altri motivi.

Gli endpoint primari erano il tasso di risposta globale ( ORR ) mediante revisione radiologica indipendente ( RECIST v1.1 ), e la sopravvivenza globale in CheckMate 063 e CheckMate 017.


Un'analisi esplorativa multivariata è stata effettuata sui livelli sierici basali di citochine in 222 pazienti trattati con Nivolumab che hanno partecipato allo studio per generare un punteggio SQ-cytoscore, definito come alto o basso in base al cut-off mediano, che ha permesso la quantificazione dell’effetto del set di citochine identificate sulla sopravvivenza globale.

Risultati simili a 2 anni di follow-up sono stati osservati con Nivolumab in entrambi gli studi CheckMate per quanto riguarda i parametri fondamentali di efficacia e di sicurezza.

In CheckMate 063, la sopravvivenza globale a 12 mesi e i tassi di sopravvivenza a 18 mesi sono stati, rispettivamente, il 39% ( IC 95%: 30%, 48% ) e il 27% ( IC 95%: 19%, 35% ), e la sopravvivenza mediana globale è stata pari a 8.1 mesi ( IC 95%: 6.1, 10.9 mesi ).
Il tasso di risposta obiettiva è stato del 15% ( IC 95%: 9%, 22% ).

Nel complesso, il 75% dei pazienti ha presentato un evento avverso correlato al trattamento di qualsiasi grado e il 17% dei pazienti è andato incontro a una reazione avversa correlata al trattamento di grado 3/4; il 12% dei pazienti ha interrotto Nivolumab a causa di un evento avverso e 2 pazienti sono deceduti a causa del trattamento.

In CheckMate 017, i tassi di sopravvivenza globali a 12 mesi con Nivolumab rispetto a Docetaxel sono stati del 42% ( IC 95%: 33.8%, 50.4% ) contro il 24% ( IC 95%: 17.4%, 31.7% ) e i tassi di sopravvivenza globale a 18 mesi sono stati pari al 28% ( IC 95%: 20.8%, 35.8% ) rispetto al 13% ( IC 95%: 7.6%, 18.6% ), rispettivamente.
La sopravvivenza mediana globale è stata di 9.2 mesi con Nivolumab ( IC 95%: 7.33, 12.62 mesi ) rispetto a 6.0 mesi con Docetaxel ( IC 95%: 5.29, 7.39 mesi).
Il tasso di risposta obiettiva con Nivolumab è stato del 20% ( IC 95%: 14%, 28% ) contro il 9% con Docetaxel ( IC 95%: 5%, 15% ).

Tra i 131 pazienti trattati con Nivolumab e i 129 pazienti che hanno ricevuto Docetaxel, il 59% versus l’87% dei pazienti, rispettivamente, ha subito un evento avverso correlato al trattamento di qualsiasi grado e l'8% contro il 56% dei pazienti nei rispettivi gruppi ha presentato una reazione avversa di grado 3/4.
L’interruzione dello studio a causa di un evento avverso correlato al trattamento è stata segnalata nel 5% dei pazienti che hanno ricevuto Nivolumab contro il 10% dei pazienti nel gruppo Docetaxel.
Nessun decesso correlato al trattamento si è verificato con Nivolumab, mentre 2 decessi si sono verificati nei pazienti trattati con Docetaxel ed erano correlati al trattamento.

Una valutazione delle citochine sieriche basali nei pazienti trattati con Nivolumab ha mostrato che 102 pazienti con un elevato punteggio SQ-cytoscore ha raggiunto una sopravvivenza globale quasi 3 volte più lunga rispetto a quella di 120 pazienti che avevano un basso punteggio SQ-cytoscore.
La sopravvivenza mediana globale è stata di 15.6 mesi rispetto a 5.3 mesi [ hazard ratio, HR = 0.48 ( IC 95%: 0.36, 0.64 ) ] nei gruppi, rispettivamente, ad alto e a basso punteggio ( P inferiore a 0.0001 ).

Il carcinoma del polmone non-a-piccole cellule, squamoso, è una malattia difficile che presenta differenze rispetto al tipo adenocarcinoma a istologia non-squamosa.
L’adenocarcinoma non-squamoso è il tipo cellulare più comune nelle donne e nei non-fumatori; i pazienti tendono, inoltre, a essere più giovani.
L'istologia squamosa è più comune negli uomini, ha una forte associazione con il fumo e i pazienti tendono ad essere un po' più anziani.
In termini di localizzazione, l’adenocarcinoma non-squamoso è periferico, mentre lo squamoso è centrale ( e può essere più suscettibile di provocare emorragie ).
La cavitazione non è tipica per l’adenocarcinoma non-squamoso, mentre lo è per il tumore squamoso.
Nei pazienti con adenocarcinoma non-squamoso spesso si presenta malattia metastatica prima dello sviluppo dei sintomi, mentre è più probabile rilevare la forma squamosa in fase localizzata a causa della precoce insorgenza dei sintomi.
Le metastasi cerebrali sono più comuni nell’adenocarcinoma non-squamoso, mentre nella forma squamosa le metastasi si riscontrano più comunemente ai linfonodi regionali, ghiandole surrenali, ossa, fegato e cervello.

L’espressione di PD-L1 non è utile nel carcinoma a cellule squamose. I pazienti con alto punteggio SQ-cytoscore hanno mostrato una sopravvivenza globale più prolungata ( fattore prognostico ).

L'efficacia di Nivolumab nei pazienti con carcinoma polmonare non-a-piccole cellule, squamoso, avanzato è influenzato dal livello di citochine nei pazienti prima del trattamento, il che suggerisce che i livelli sierici basali di citochine possono anche servire come marcatori per l’efficacia di Nivolumab. ( Xagena2016 )

Fonte: European Lung Cancer Conference ( ELCC ), 2016

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